sabato 6 aprile 2013

Spicchi di Val Grande


Cammino per le valli ossolane da quando ero bambina. Non basterà mai, potrei tornarci ancora migliaia di volte e continuerei a scoprire emozioni e scorci nuovi.
Da Premusel (Premosello Chiovenda) due esperti escursionisti e la guida si avventurano per il Balm de la Vegia (Fajera, alta valle del Nibbio) sulle tracce di un leggendario amore, mi piace guardare i loro passi che si avviano forti e curiosi.
Gli altri sono alle prese con le avventure nel canyon molto verticale che supera il mio coraggio. O a caccia di sentieri più o meno praticabili nel “vuoto” della selvaggia e straordinaria Val Grande. Forse a Pogallo o chissà dove. Wilderness, lo sento da bocche d’oltralpe, amanti dello spazio autentico e incontaminato da conquistare a sudore e meraviglia. Le tracce dell’uomo ci sono, in verità, ma silenziose e sepolte dal tempo.
Nell’aria paciosa mi muovo lenta, sotto la pelle che si scalda e si colora al sole. Non ho meta, nel regno dello sguardo. E poi la sorpresa della natura è questa, cercare niente e trovare tutto. Perché hanno ragione quelli che si tuffano nel wilderness, il vuoto è pieno.
Incontro attimi e risposte. Magari nella fatica delle gambe e del fiato, magari nella sosta di un alpeggio o a un passo da due innocue nuvolette che danzano nel cielo terso.
Una salita, che credo un corridoio verso una vetta, e mi affaccio su una cartolina.
Luccicano, i tetti in beola delle baite.

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