Satriano
di Lucania, tra i borghi più belli d’Italia, è una delle più affascinanti
capitali dei murales, praticamente una pinacoteca a cielo aperto.
L’eredità
dell’illustre pittore del Seicento Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa
scorre nel sangue dei satrianesi, nei vicoletti del paese, sotto l’antica Torre,
nel morbido paesaggio crocevia tra costa tirrenica e costa jonica.
Qui
i muri narrano di costumi e gesta, di vita quotidiana e di leggende. Una
dimensione scenica che fa respirare una curiosa e affascinante fusione di realtà
e fantasia.
Sono
case animate, quelle di Satriano. Libri sempre aperti dove ciascuno, incantato,
può
leggere storie o incontrare emozioni. Sguardi che incrociano i tuoi,
incantati dalle atmosfere.
Amo
i murales, non potrei non amare Satriano. Ma le case rivisitate dall’arte, la
pittura spalmata tra le pieghe delle pietre, la narrazione della memoria o dell’immaginazione
è qualcosa di più di un piacere, di un gusto, di un’attrazione. Ha il fascino
agre di una tradizione essenziale, come un sigillo di autenticità. Ti spruzza
addosso una malinconia mite e una leggerezza saggia, ti accoglie in uno spazio consegnato
all’album dell’identità, ti consegna le chiavi di uno scrigno di verità
asciutte.
Grandi
affreschi di umanità che si affacciano con rustica grazia, un po’ opere d’arte
un po’ impronta di popolo, i murales di Satriano disegnano un percorso di
dignità e ardore, testimoni del tempo e messaggeri di civiltà.
Satriano
d’altra parte esprime la vocazione lucana a quella spiritualità di terra e aria
che ti spoglia da frenesie di bellezza proprio mentre ti abbraccia di bellezza.
Luogo delle mani e del cuore che si infila nei pensieri fino a scuoterli, fino
a farti sentire voci sopite.
I
murales diventano così tappe del tuo viaggio, compagni, scoperte. E richiami
ancestrali, come quelli del tipico carnevale di Satriano, che conserva il forte
simbolismo di un vecchio rituale arboreo. Prendi il loro ritmo e conserva il messaggio, per sempre.
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