Cammino
per le valli ossolane da quando ero bambina. Non basterà mai, potrei tornarci
ancora migliaia di volte e continuerei a scoprire emozioni e scorci nuovi.
Da
Premusel (Premosello Chiovenda) due esperti
escursionisti e la guida si avventurano per il Balm de la Vegia
(Fajera, alta valle del Nibbio) sulle tracce di un leggendario amore, mi piace
guardare i loro passi che si avviano forti e curiosi.
Gli
altri sono alle prese con le avventure nel canyon molto verticale che supera il
mio coraggio. O a caccia di sentieri più o meno praticabili nel “vuoto” della
selvaggia e straordinaria Val Grande. Forse a Pogallo o chissà dove.
Wilderness, lo sento da bocche d’oltralpe, amanti dello spazio autentico e
incontaminato da conquistare a sudore e meraviglia. Le tracce dell’uomo ci
sono, in verità, ma silenziose e sepolte dal tempo.
Nell’aria
paciosa mi muovo lenta, sotto la pelle che si scalda e si colora al sole. Non ho
meta, nel regno dello sguardo. E poi la sorpresa della natura è questa, cercare
niente e trovare tutto. Perché hanno ragione quelli che si tuffano nel wilderness,
il vuoto è pieno.
Incontro
attimi e risposte. Magari nella fatica delle gambe e del fiato, magari nella
sosta di un alpeggio o a un passo da due innocue nuvolette che danzano nel
cielo terso.
Una
salita, che credo un corridoio verso una vetta, e mi affaccio su una cartolina.
Luccicano,
i tetti in beola delle baite.
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